24h di Milano, in archivio un’edizione da 6 in pagella
Si è conclusa la prima edizione, o meglio l’edizione zero della 24h di Milano, un evento nuovo e arrivato a sorpresa nel calendario delle endurance italiane a metà giugno.
C’era attesa per capire cosa ne sarebbe stato di questo evento e alla vigilia non mancavano gli scettici come il sottoscritto, non tanto per l’iniziativa in se che potenzialmente può dare alla mountain bike molta più visibilità di altri eventi sfruttando proprio il nome della città come attrazione, quanto piuttosto per i tempi di messa in piedi dell’evento davvero molto ristretti e con una comunicazione più rivolta al marketing dell’evento che all’evento stesso.
Da una chiacchierata con Davide Orlandi, organizzatore e portavoce di AP&B, ho avuto modo di chiarirmi un pò di idee sull’idea che sta alla base. L’idea di una 24h è nata con lo scopo di portare nuovamente a Milano una manifestazion che porti la mountain bike e la bicicletta in genere ad essere protagonista dopo il flop di EICMA.
Partendo da questa idea si è cercato di portare avanti la gara vera e propria e l’evento espositivo, compito sicuramente non facile e che si può dire riuscito a metà.
Il numero degli iscritti non è stato entusiasmante, sono stati circa 300 i partenti, certo che se si paragonano a Finale Ligure, Val Rendena o Roma bisogna ammettere il flop, d’altra parte però altre 24h già consolidate hanno fatto più o meno gli stessi numeri di Milano, quindi si può vedere il bicchiere mezzo pieno.
Per quanto riguarda invece l’area espositiva si può parlare di un bel successo per lo stand di Assomaestri con il percorso propedeutico per i bambini e il pump-track messo a disposizione da 4Guimp, letteralmente presi d’assalto da ragazzini di tutte le età.
Il resto dell’area espositiva non mi ha convinto troppo ad eccezione dello stand Scott e dello stand Lapierre davvero grossi e super forniti di prodotti 2011, per il resto pochi stand e parecchio dispersi sulla superfice messa loro a disposizione, probabilmente ci si aspettava più espositori ecco spiegato il perchè di tanto spazio a disposizione, probabilmente se si fossero dispersi meno l’impressione alla vista sarebbe stata diversa.
Per quanto riguarda il percorso devo dire che sono stato ben impressionato, non credevo che i ragazzi di Finale Ligure riuscissero a tirare fuori un anello così divertente sulla collinetta milanese, un percorso impegnativo e divertente al tempo stesso.
Non voglio stare a dilungarmi oltre con un inutile elenco di cosa, apparentemente visto che non ho preso parte all’evento in modo attivo, ha funzionato e cosa invece no; credo però che l’evento milanese abbia margini di crescita importanti sia per quanto riguarda la parte racing che la parte espositiva, ci sono molti aspetti da migliorare: servizi per i biker e gestione degli espositori, ma non vedo il motivo per cui l’evento non possa avere un seguito.